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GARABALDA FA FARATA

GARABALDA FA FARATA copia

testi, animazioni e regia di Sante Maurizi

con Daniela Cossiga

disegno luci Paolo Palitta
scenotecnica Michele Grandi
arrangiamenti musicali Mario Mariani
collaborazione alle animazioni Gabriele Desogus

VIDEO PROMO

scheda tecnica

 

 

Giochiamo al Risorgimento?, di Paolo Coretti, La Nuova Sardegna 12 novembre 2011  (pdf) -  A teatro giocando con la storia, di Enrico Pau, La Nuova Sardegna, 19 dicembre 2011 (pdf)
Un grande gioco dell’oca che percorre i decenni dell’epopea unitaria. Garibaldi, Vittorio Emanuele, Cavour, Mazzini e Verdi rivivono attraverso giochi, animazioni sul grande schermo e canzoni. Come «La battaglia di Magenta» (‘C’era un bel dì la battaglia di Magenta / che bel piacere ammirare i cavalieri’) o la filastrocca che dà il titolo allo spettacolo, cantata sulla fanfara dei bersaglieri che popolarmente divenne «Garibaldi fu ferito». «Per il centocinquantenario pochi hanno pensato ai più piccoli – sottolinea Sante Maurizi, autore e regista -. A dire il vero se Benigni non avesse fatto quell’incursione a Sanremo, forse il Paese intero avrebbe snobbato la ricorrenza malgrado l’impegno del presidente Napolitano. Da tempo il Risorgimento è stato sciaguratamente espulso dai  programmi delle elementari, e sappiamo che i ‘fondamentali’ si apprendono da bambini giocando». È appunto la dimensione ludica a guidare lo spettacolo. Il  «gioco dell’oca del Risorgimento»  parte dalle vie e dalle piazze di Sassari, con una pausa divertita all’Emiciclo Garibaldi: quei nomi e  monumenti che abitano da 150 anni le nostre città e ai quali quasi non facciamo più caso. «Libertà», «carbonari», «patrioti» sono alcune delle parole-chiave dello spettacolo. Ma spazio ha anche il  racconto del “Tamburino sardo” di De Amicis, o  l’immenso repertorio di immagini prodotte in quei lontani decenni. Grazie all’interazione di Daniela Cossiga le proiezioni sullo schermo gigante,  le immagini di battaglie e personaggi coinvolgono il pubblico nell’essere parte della storia. Con la convinzione che sia ancora possibile, come capitò alle generazioni che ci hanno preceduto, appassionare alla Storia.

La bandiera di tre colori
è sempre stata la più bella:
noi vogliamo sempre quella,
noi vogliam la libertà!
Eccola qui, la “bandiera di tre colori”. La bandiera italiana: verde, bianco, rosso. Verde come l’erba del prato. Bianco come le montagne dopo nevicato. Rosso come il sangue del soldato. Così cantavano i nostri bis e tris-nonni. Ma cantavano anche:
Garibaldi fu ferito
fu ferito ad una gamba
Garibaldi che comanda
che comanda i suoi solda’!
- Garibaldi è stato ferito? Dove? Quando? Chi è stato? E perché?…
Ma prima di rispondere a queste domande ecco che la canzone diventa una filastrocca:
Garabalda fa farata
fa farata ad ana gamba
Garabalda ca camanda…
- Garabalda cacca manda? Ma come ti permetti?
- No! Aspetta! Non è finita:
Garabalda ca camanda
ca camanda a saa salda’!
- Come come?… ca camanda a saa salda’?…  ah, ho capito!…
- Benissimo! Dai! continua con me:
Gherebelde fe ferete
fe ferete ed ene ghembe
Gherebelde che chemende
che chemende e see selde’!…

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