Compagnia di Teatro di innovazione, sperimentazione, infanzia e gioventù
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MARIA INCANTADA E IL PICCOLO POPOLO DELLE JANAS

maria-incantadaRegia: Pier Paolo Conconi

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Musiche originali: Mario Chessa (Bertas)

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Drammaturgia: Consuelo Pittalis

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Costumi: Roberta Amadu e Luisella Conti

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In scena: Stefano Chessa, Luisella Conti, Margherita Lavosi e Consuelo Pittalis

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Disegno luci: Paolo Palitta
Scenotecnica e fonica: Michele Grandi
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NUOVA PRODUZIONE 2024
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In ora mala, cand’appo a ballare? In ora mala, cando ballo como?
Su lunis mundende sa domo, su martis mi tingo sa ucca, su merculis girende sa rucca, sa gioia tessende duos filos, chenabura mi ispizzo sos pilos, su sapadu incominzo a cosire, dominiga mi ponzo a filare. In ora mala, cand’appo a ballare?

In ora mala, quando potrò ballare? In ora mala, quando ballerò? Il lunedì pulisco la casa, il martedì mi tingo la bocca, il mercoledì giro la rocca, il giovedì tesso due fili, venerdì mi pettino i capelli, il sabato comincio a cucire, domenica mi metto a filare. In ora mala, quando potrò ballare?

Le Janas sono esseri mitici della realtà agropastorale sarda, che nell’immaginario popolare, com’è noto, venivano descritte come donne minuscole, bellissime e gentili ma timidissime tanto che raramente lasciavano le loro piccole case – le domus de janas – nelle quali passavano il tempo filando e tessendo su telai d’oro.
Molte di loro avevano il dono del bel canto, altre avevano il dono della profezia e determinavano il destino umano, altre ancora non erano poi tanto gentili ed erano simili più a streghe che a fate… insomma, tante le figure presenti nei racconti in cui le janas sono protagoniste.
Si racconta che un tempo le Janas vivevano in pace con gli esseri umani ai quali qualche volta insegnavano anche le loro arti. Ma un giorno gli uomini le derubarono con l’inganno e loro, offese, giurarono di non farsi più vedere.
Partendo dalla leggenda di Maria Incantada, la jana innamorata che si dice abitasse nell’omonimo nuraghe e che da lì cantasse per il suo amore prigioniero, proveremo a raccontare queste affascinanti e misteriose fate, che molti bambini forse non conoscono più.
Con questo spettacolo dedicato a grandi e piccini, si ripropone con più e rinnovato vigore l’attenzione che la nostra compagnia ha da sempre sulle tradizioni e le storie tradizionali della nostra isola: per ricordare o forse per tenere vive storie e figure che rischiano di essere dimenticate.

Come ci ricorda Salvatore Mannuzzu nella sua presentazione a “Fiabe Sarde” di Francesco Enna: << …nelle fiabe si cerca chi si è stati. Chi è stato ognuno di noi [...] la gente che si è stati >> e, in conclusione aggiunge: << Nelle fiabe dunque si cerca non solo chi si è stati, ma forse, andando a ritroso, chi si è; come persone e come gente…>>

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